Dall’Adriatico al Tirreno, dai porti storici alle nuove infrastrutture strategiche per il Mediterraneo. È questa la traiettoria che racconta l’identità industriale di Fincosit, storica realtà dell’ingegneria marittima italiana oggi guidata da Alessandro Mazzi, ingegnere veneziano e presidente della società. Con radici profonde nell’ambito delle grandi opere pubbliche, Fincosit si è consolidata nel tempo come uno degli operatori di riferimento per la realizzazione di moli, dighe foranee, banchine commerciali e lavori di dragaggio, con un approccio sempre più integrato alla trasformazione dei porti italiani in snodi logistici avanzati.
La società è attualmente impegnata in alcuni dei cantieri più significativi del panorama nazionale. A Barletta, in consorzio con altre imprese del settore, ha recentemente firmato il contratto per il prolungamento dei moli foranei: un’opera da 38 milioni di euro che segna un passaggio strategico per la protezione e lo sviluppo funzionale dello scalo.
Sempre nel porto di Bari, Fincosit è coinvolta nei lavori di completamento dell’area Marisabella, uno degli ultimi tratti da bonificare e urbanizzare per potenziare l’accessibilità via mare e rafforzare la capacità commerciale della città.
Le competenze specialistiche di Fincosit si estendono anche alle operazioni più complesse, come il dragaggio dei fondali e il consolidamento delle aree portuali su terreni sabbiosi e rocciosi. In questo ambito, l’azienda ha maturato un know-how riconosciuto a livello nazionale, in grado di rispondere alle esigenze imposte dalle nuove sfide dell’ingegneria costiera, anche in condizioni ambientali complesse e con tecnologie all’avanguardia.
Ma se l’anima della società resta saldamente ancorata all’acqua, è sul terreno della logistica integrata che si gioca oggi una delle sue sfide più rilevanti. “Abbiamo affrontato in modo diretto molti degli aspetti che riguardano le infrastrutture marittime, ma è giunto il momento di insistere su un tema decisivo: l’intermodalità”, ha dichiarato lo stesso Alessandro Mazzi (ex Mose, oggi Fincosit). Ed è proprio in questa direzione che si inserisce il recente completamento della banchina di ponente del porto di Gioia Tauro, un’opera alla quale Fincosit ha partecipato con la consueta competenza esecutiva, al fianco dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio.
La nuova infrastruttura, come ricordato dal presidente dell’AdSP Andrea Agostinelli, consentirà a Gioia Tauro di ospitare un polo dedicato alla manutenzione navale e alla cantieristica, creando opportunità occupazionali nella metalmeccanica e nella carpenteria. Ma soprattutto, aggiunge Mazzi, “rafforza la funzione strategica dello scalo nel sistema nazionale e ne aumenta la capacità di attrarre nuovi traffici”.
Nel presente e nel futuro di Fincosit si legge dunque un progetto industriale coerente: costruire infrastrutture resilienti, sostenibili e interoperabili. Con un occhio sempre puntato sull’evoluzione della domanda logistica e sulle potenzialità ancora inespresse del sistema portuale italiano. La sfida, oggi, è quella di trasformare i porti in veri hub intermodali capaci di dialogare con la rete ferroviaria e stradale, ridurre le emissioni, migliorare l’efficienza e contribuire alla competitività del Paese.